Scopriamo insieme il tema educativo della nostra estate ragazzi, dove il mettersi in cammino è la bellezza di incontrare nuovi amici!
La Bellezza del Servizio - un tema formativo per puntare in alto con giovani e ragazzi!
Il tema del Sussidio Estivo per grest ed estate ragazzi 2019 di Oragiovane prende spunto dal titolo della 34^ Giornata Mondiale dei Giovani (GMG) celebrata a Panama nel gennaio 2019:
“Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38).
Dal tema proposto dal papa, Oragiovane vuole trarre in particolare lo spunto per riflettere sul significato di “serva” e dunque di “servizio”. Ma in particolare, del “servizio” si intende mettere in luce ciò che lo caratterizza e lo genera: una “bellezza” che attrae e che a sua volta muove all’azione.
Se guardiamo alla nostra esperienza con attenzione, ci accorgiamo che ciò che siamo e soprattutto ciò che di “positivo” riconosciamo in noi, è il risultato di un processo attivato da... qualcosa di “ricevuto”, di donato. Dovremmo riconoscerlo: siamo stati anticipati quanto ad attenzione e “servizio”! La vita ci è stata donata e siamo cresciuti grazie al “servizio” di coloro che ci hanno accudito.
Tutti, in modi differenti, possiamo anche riconoscere che non abbiamo semplicemente ricevuto qualcosa, quasi si trattasse di una cosa, di un oggetto. Piuttosto, siamo invitati ad accorgerci che in ciò che abbiamo ricevuto è contenuta una “bellezza” e una “bontà” inattesa, in grado a sua volta di generare “bellezza” e “bontà”.
Di che “bellezza” stiamo parlando?
Quando riceviamo un regalo da una persona che amiamo diciamo “che bello” ma non ci riferiamo semplicemente all’oggetto ricevuto; di qualche persona speciale possiamo addirittura dire “che bella persona!”, ma non alludendo a delle caratteristiche estetiche; di alcune esperienze diciamo “che bel periodo”, “che bella giornata”, “che bella gita!”, “che bel gesto”, ecc., ma in quel “bello” c’è un significato (un “di più”) che quasi non si riesce ad esprimere.
La bellezza contenuta nel dono e nel servizio di cui siamo destinatari è, in ultima analisi, ciò che vivifica ogni relazione: si tratta di una bellezza che attrae e che smuove dall’isolamento e dall’indifferenza.
Dunque, il “bello” contenuto nel dono ricevuto (e nel servizio che mette in moto e che a sua volta dà vita al dono) manifesta un “di più”, un “non dovuto”, un “gratis” (una “grazia”!) e, ancora, un’attenzione e una predilezione uniche, un’energia (una forza!) imprevedibile, qualcosa di veramente attraente che non lascia indifferenti: una bellezza, appunto!
Potremmo allora parlare - in modo un po’ controcorrente - di una “bellezza del servizio” e di un servizio che sarà vero solo se scaturisce da quella bellezza.
Il servizio nasce da questa matrice: dall’attrazione per la bellezza di cui siamo destinatari.
La scelta di assecondare tale attrazione e, quindi, la decisione di “servire la bellezza”, dà significato alle esistenze dei singoli e, insieme, costruisce la convivenza umana. La “città” - luogo simbolo dell’attività e delle relazioni umane - diventa vivibile e bella grazie al servizio “bello” dei singoli e dei gruppi. Non c’è vita senza servizio; non c’è servizio senza bellezza!
È indispensabile allora allenarsi ad accogliere, ricercare e riscoprire il “bello” di cui siamo destinatari e che “già” alimenta la nostra vita (i tre verbi sintetizzano il senso delle prime tre tappe dell’itinerario prospettato dal sussidio). Ma c’è anche un “non ancora” da considerare, sul quale si giocano i sogni e i progetti di vita dei singoli e delle comunità umane. C’è un “bello” da fare e da rifare (la quarta tappa dell’itinerario).
Dunque, come possiamo rendere più bella la nostra vita? Decidendo di servire la bellezza ricevuta, che ci attrae e che ci affascina, che va ricreata e ridonata.
L’itinerario educativo
L’appello che scaturisce dal tema indicato non va formulato nei termini di un ordine del tipo “mettiti a servizio”: non si può obbligare qualcuno a fare qualcosa di bello o un’opera d’arte! Il servizio, così come la bellezza, appartengono all’ordine della libertà.
Va perciò pensato un itinerario che metta in luce la “bellezza” che sperimentiamo e che possiamo generare, per consentire di aprire gli occhi sulla “vita buona/bella” che le comunità umane esprimono e ricercano e che lo stesso Gesù prospetta (vedi le Beatitudini). Sono importanti le esperienze che mostrino che la bellezza attira, smuove il desiderio, coinvolge; che la bellezza inoltre, spinge all’azione, suscita progetti, motiva il lavoro, sostiene la fatica; e, ancora, che essa allieta il cuore, costruisce la comunità (umana e cristiana), tessendola come “luogo di perdono e festa” (J. Vanier).
La scommessa educativa diventa allora quella che, ad esempio, è contenuta implicitamente nella frase che ci nasce sulle labbra davanti ad un panorama mozzafiato, ad un arcobaleno luminosissimo, ad una canzone emozionante: “Che bello!”. Quell’istante, quella sensazione, quella “pienezza”... è un indizio decisivo, un’indicazione chiara e fondamentale che non si può tralasciare.
Ma c’è bellezza e bellezza: bisogna saper discernere e non è sempre facile. Si tratta infatti di non limitarsi alla superficie delle cose e degli eventi e sarà necessaria tanta pazienza con se stessi e con gli altri, solidarietà e disponibilità al perdono.
Ed ecco allora il suggerimento che l’itinerario educativo vuole lasciare, quello di “servire la bellezza”. Dare ascolto al bello che ci ha generati, ci circonda e ci anima, significa mettersi al servizio di tale bellezza. La bellezza del servizio sta nel servire la bellezza.
Le opere d’arte potranno essere di grande aiuto - soprattutto per gli animatori adolescenti - per percorrere le “vie della bellezza” nella natura, nelle relazioni umane e nell’interiorità.
Ma anche le altre attività umane esprimono “bellezza” e chiedono “bellezza” perché ogni attività chiede di essere svolta “a regola d’arte”. Basta pensare agli sport, agli spettacoli, e poi allo studio, alla ricerca scientifica, alla politica.
Il volontariato, poi, mosso da motivazioni diverse, esprime benissimo il dono/compito della bellezza del servizio.
E nella tradizione cristiana va riscoperto, secondo l’invito di papa Francesco, il significato profondo della “santità”, delle vite “belle”, anche là dove c’è sofferenza, fragilità e fallimento.